Il Silybum Marianum, comunemente chiamato cardo mariano, è una pianta originaria dell’area mediterranea, riconoscibile dai fiori violacei e dalle foglie screziate di bianco. La sua lunga storia è documentata da fonti antiche: già in epoca greco-romana era apprezzato come pianta selvatica dall’inconfondibile aspetto spinoso, menzionata in opere botaniche che ne descrivevano la diffusione e i possibili utilizzi, come negli integratori alimentari.


Una storia millenaria

La storia del Silybum Marianum comincia nel bacino del Mediterraneo, dove fioriva spontaneamente tra i terreni incolti. In molti testi storici, il Cardo Mariano veniva descritto per i suoi vivaci fiori viola e per la sua resistenza in aree soleggiate e povere d’acqua.

Antichità: I riferimenti più antichi al cardo mariano compaiono in alcuni testi greci e latini, dove veniva studiata per le sue caratteristiche distintive.

Medioevo: Nel corso dei secoli, l’attenzione per questa pianta aumentò, soprattutto nei monasteri, che rappresentavano i centri di ricerca e catalogazione del patrimonio botanico.

Oggi: Il Silybum Marianum è conosciuto a livello internazionale e trova spazio sia in coltivazioni estensive sia in giardini botanici dedicati allo studio delle specie officinali.


Dove si coltiva di più

Il cardo mariano prospera in ambienti soleggiati con terreni ben drenati. È diffuso in diverse zone del mondo, ma alcune aree hanno raggiunto una produzione particolarmente significativa.

Cina: Stando ai dati di FAOSTAT (2020), la Cina risulta tra i maggiori produttori mondiali di cardo mariano. Le estese aree agricole e le condizioni pedoclimatiche favorevoli ne incentivano la coltivazione su larga scala.

Europa: In Germania e in Spagna si trovano coltivazioni di rilievo grazie a un’agricoltura specializzata in piante officinali. Anche in Italia, in regioni a clima mite, il cardo mariano cresce facilmente, benché su superfici più ridotte rispetto alle grandi aree produttive.

Altri Paesi: Dalla Turchia al Nord America, la pianta si è adattata a vari contesti ambientali, venendo coltivata in diverse tipologie di suolo.


Dalla coltivazione all’estrazione

Oggi, il Silybum Marianum è apprezzato come ingrediente in numerosi prodotti a base vegetale. Il suo percorso, dalla semina all’estratto finale, comprende più fasi:

1. Raccolta dei semi: avviene al momento di piena maturazione dei capolini, quando i semi contengono la massima concentrazione dei composti d’interesse.

2. Pulizia e selezione: i semi vengono ripuliti da residui vegetali e setacciati per garantire un prodotto omogeneo.

3. Estrazione: tradizionalmente realizzata con solventi naturali o con tecnologie innovative come l’estrazione con CO₂ supercritica o ad ultrasuoni.

4. Purificazione e standardizzazione: l’estratto viene ulteriormente raffinato per eliminare elementi indesiderati, e verificato con analisi di laboratorio per assicurare una composizione costante.


Curiosità botaniche

Nome: Il termine “Silybum” sembra avere origini greche, mentre “Marianum” è legato a leggende medievali che associavano le venature bianche delle foglie a storie religiose.

Fiori e foglie: I fiori, vistosamente viola, sono circondati da un involucro spinoso; le foglie presentano chiazze biancastre, da cui l’epiteto “mariano”.

Habitat ideale: Ama i terreni incolti, le aree marginali e soleggiate, resistendo bene alla siccità.


In sintesi, il Silybum Marianum vanta una storia affascinante che spazia dall’antichità ai nostri giorni e una diffusione globale che vede la Cina ai vertici della produzione. La sua presenza in numerosi prodotti deriva da un insieme di fattori: radici storiche profonde, un’ampia adattabilità geografica e tecniche estrattive sempre più avanzate, in grado di esaltare le caratteristiche di questa antica pianta mediterranea.


Fonti consultate

  • FAOSTAT – Dati statistici sulla produzione agricola mondiale
  • Testi di botanica storica e medievale (es. biblioteche digitali europee)
  • Studi agronomici internazionali su piante officinali